Partecipa a Terre Di Chieti

Sei già registrato? Accedi

Password dimenticata? Recuperala

Il Suono del Silenzio: l'abbazia di San Giovanni in Venere

A Fossacesia un luogo eccezionale dove si riesce ad “incontrare se stessi"

Condividi su:

Profumo di ginestre e un panorama fatto di uliveti, di belle e fertili campagne ci accompagna mentre risaliamo il promontorio a picco sulla costa abruzzese nelle vicinanze di Fossacesia.

In cima all’altura scorgiamo l’abbazia di San Giovanni in Venere. Qui lo scenario è meraviglioso: il Golfo di Venere compreso tra la Punta del Cavalluccio e la foce del fiume Sangro con le sue spiagge dal fascino misterioso per via di quelle antiche costruzioni in legno che sono i trabocchi. Qui si respira storia, bellezza, purezza. Questo è uno di quei luoghi incontaminati dove, in mezzo alla natura, regnano materiali come la pietra e il legno; uno di quei luoghi dove diventa facile compiere azioni fondamentali troppo spesso dimenticate come soffermarsi a respirare e ascoltare il suono del silenzio.
 

Il complesso monastico di San Giovanni in Venere è composto da una basilica e da un monastero.

La chiesa presenta la struttura classica delle basiliche cistercensi, con tre navate separate da archi ogivali e soffitto di legno.

La facciata principale presenta il Portale della Luna, in marmo, decorato con altorilievi. A sud troviamo il Portale delle Donne anch'esso ricco di decorazioni marmoree, ed il campanile mozzato.

 

Del monastero originario rimangono tracce nell’area dell'attuale convento.  All’abate Oderisio II si deve il chiostro duecentesco che si svolgeva su tre lati sui quali si sviluppava il complesso abitativo e produttivo benedettino del XIII secolo. Nei pressi della struttura, si trova, in discreto stato di conservazione, ”la fontana di fabbrica romana” risalente ad un periodo collocabile tra l’80 e il ’90 a.C. in cui defluivano le acque utilizzate dalle sacerdotesse del preesistente tempio pagano per i riti sacrificali.

Il primo nucleo del monastero, infatti, sorge sui ruderi di un tempio dedicato a Venere Conciliatrice (ed è rappresentato da un piccolo ricovero per frati benedettini, dotato di una cappella, costruito per iniziativa di un tal frate Martino nel 540.) Intorno all'anno Mille risale la prima espansione del monastero ad opera dei Conti di Chieti Trasmondo I e Trasmondo II  che trasformarono il cellario in un'abbazia cassinese, e donarono agli abati vasti terreni e diritti di pedaggio sul vicino Portus Veneris. Nel XII l’Abbazia raggiunse il culmine del suo splendore con l’abate Oderisio II che diede il via ai lavori per la costruzione della nuova chiesa e di un monastero molto più grande. Se la chiesa è quella che vediamo ancora oggi (benché spogliata di tele e sculture), il monastero attuale è solo una piccola parte di quello che doveva essere intorno al 1200. Pare che ospitasse stabilmente dagli 80 ai 120 monaci benedettini, in una struttura dotata di aule studio, laboratori, una grande biblioteca ed un ricco archivio, locali per gli amanuensi, due chiostri, un forno, un ambulatorio, delle stalle, un ricovero per i pellegrini ed altro ancora. Dal punto di vista politico, in quegli anni l'abate di San Giovanni era il più grande feudatario del Regno di Sicilia: possedeva gran parte dei territori delle attuali province di Chieti e Pescara, da Vasto ad Atri passando per Lanciano, Ortona, Francavilla, Pescara e Penne. Inoltre, aveva vasti possedimenti nelle regioni circostanti, in un'area che andava da Ravenna fino a Benevento. In caso di guerra, era in grado di fornire al re 95 cavalieri e 126 fanti armati. Nel corso dei secoli soggiornarono nell’Abbazia di San Giovanni in Venere di Fossacesia: Pietro da Morrone (Papa Celestino V), Federico di Lorena (Papa Stefano IX), l’Abate benedettino Desiderio (Papa Vittore II), Giovanni dei Medici (Papa Leone X), il grande Abate e Cardinale Odorisio II, S.Berardo, Patrono di Teramo, il poeta Francesco Berni, teologi, filosofi, letterati, giuristi, medici, miniaturisti, amanuensi. Nel Trecento cominciò il declino dell'Abbazia fino al 1936 quando i Padri Passionisti si stabilirono nel complesso monastico ed effettuarono le necessarie opere di restauro.
 

Ancora oggi i Padri Passionisti continuano la loro opera di proporre riflessioni e meditazioni in modo particolare sul “Vangelo della Croce”, che costituisce l'oggetto specifico della loro predicazione: Vogliamo parlare di teologia della croce. La nostra risposta ai molteplici interrogativi del mondo è la sapienza che deriva dalla Croce, su cui Dio stesso nel Figlio è morto per amore”. Organizzano seminari, convegni tematici e perfino concerti dei giovani musicisti dell’estate lancianese.  Difficile decidere di uscire dalla basilica. Tutto all’interno di essa sembra essere un inno all’essenzialità. Si tratta di un luogo eccezionale dove si riesce ad “incontrare sé stessi”. Dove  alcune cose sembrano possibili e naturali come la pace interiore che quasi per osmosi penetra dall’ambiente circostante. Dove il silenzio è l’essenza della preghiera.

Condividi su:

Seguici su Facebook