Resta al centro dell'attenzione la questione dell'impiantistica sportiva, emersa in tutta la sua reale criticità, nella contestazione dei tifosi sansalvesi dopo la partita di campionato di Eccellenza tra San Salvo e Pro Vasto al Vito Tomeo (leggi qui).
Il sindaco Emanuela De Nicolis, in serata dopo le proteste di domenica, aveva diramato una sua articolata dichiarazione (leggi qui).
Il gruppo organizzato del tifo biancazzurro, proprio a riguardo di quanto affermato dal sindaco, replica con la comunicazione che segue, chiarendo la propria posizione.
"La contestazione che si è svolta in piazza sotto il Municipio ha motivi ben precisi e radici che affondano in anni e anni di menefreghismo, ritardi e prese in giro da parte dell'amministrazione comunale in merito agli impianti sportivi di questa città, non è nata ieri e chiunque vive minimamente la nostra città può trovare riscontro nei numerosi striscioni che abbiamo alfisso per le strade, sia in tempi recenti che in tempi meno recenti. Inoltre sottolineiamo che si tratta di una contestazione apolitica, che non si presta a nessuna strumentalizzazione da parte di qualsiasi fazione politica.
Ma partiamo per gradi.
Innanzitutto, nel punto in cui dice che questa protesta non è riconducibile a responsabilità dell'amministrazione, cercando di sviare il discorso verso una decisione presa dal Prefetto e verso il rispetto delle regole, le ricordiamo che tutte queste difficoltà, divieti e limitazioni sono una conseguenza della mancanza di interventi adeguati sull'impianto da parte proprio dell'amministrazione comunale.
Le ricordiamo che non siamo i soli a vivere questi disagi, che condividiamo con i componenti della prima squadra, dei settori giovanili, delle scuole calcio che frequentano l'impianto e tutti i numerosi appassionati che seguono le vicende calcistiche della nostra città.
Questi mancati interventi penalizzano, dunque, tutti i frequentatori del "Tomeo" in modo trasversale, oltre a dare un'immagine della città a dir poco di basso livello. In particolar modo penalizza la prima squadra di San Salvo, sia a livello economico per i mancati incassi di biglietteria e bar dovuti alle limitazioni, ma anche a livello sportivo con una prima squadra che sta disputando l'Eccellenza, il massimo campionato regionale, costretta ad allenarsi con metà campo disponibile e senza neanche averne la disponibilità tutti i giorni necessari.
In secondo luogo, contrariamente a quanto fatto passare in maniera velata dalla sindaca e dalle testate, la contestazione non nasce dalla frustrazione di una sconfitta sportiva né tantomeno dal fatto che abbiamo dovuto assistere all'incontro dall'esterno della struttura, cosa che abbiamo deciso di nostra spontanea volontà per poter permettere l'ingresso alle numerose famiglie, tra cui anziani e bambini, rimasti fuori dall'impianto. Cosa a cui avrebbe potuto assistere anche Lei ma ha preferito non essere presente, nonostante l'invito scritto che le è pervenuto. Aggiungiamo che questa vicenda è stata gestita malissimo da chi doveva garantire l'ordine pubblico, che ha contribuito ad alzare la tensione.
Infine, dalle parole della sindaca in cui parla di "immagini violente, parole ingiuriose e comportamenti irrazionali" ci dissociamo in modo assoluto. Chi era presente ha potuto osservare che si tratta di falsità scritte solo per metterci in cattiva luce e per lavarsi la faccia.
Un comportamento difficile da definire se messo in atto dalla prima cittadina di San Salvo. Potremmo definirlo immaturo, a voler essere buoni. Ci preme sottolineare, infine, che lo Stadio "Davide Bucci" è patrimonio dell'intera comunità di San Salvo. Non accettiamo strumentalizzazioni politiche per potersi ingraziare i cittadini. La sua ristrutturazione non è un favore che fa agli Ultras, bensì dovrebbe essere una prerogativa dell'amministrazione fornire la città di uno Stadio degno di tale nome".
Infine i tifosi si riferiscono al consigliere comunale delegato allo Sport Roberto Rossi, “figura mitologica che non si è mai fatta vedere in tali ambienti. Chiediamo le dimissioni di questo personaggio per la sua assidua assenza e lontananza da queste vicende e la sua incapacità nel rivestire il ruolo per cui è stato delegato”.