Siamo immersi nel periodo di festa, da Natale a Capodanno fino all’Epifania una staffetta di festeggiamenti, divertimenti, eventi, cene e veglioni cattureranno tutti. È un periodo di festa particolare quello che stiamo attraversando, cadenzato da notti speciali, magiche, di doni e frenetiche attività. Ma ci sono persone per cui le notti non sono gioia e sfrenato divertimento ma solo freddo, sofferenza, violenze, lotta per la sopravvivenza. Lo sono per le donne, di ogni età, incatenate alla schiavitù dello sfruttamento. Donne verso cui si volge lo sguardo distrattamente, passando in strade di periferia e anche nel cuore di città come Pescara e Montesilvano. Sguardi molto spesso carichi di disprezzo, supposta superiorità morale di chi sta tornando a casa nelle comode, calde ed accoglienti abitazioni mentre loro stanno vivendo ore di inferno. E per tante altre persone, che vediamo sotto i portici, seduti su una panchina o scaraventate in qualche angolo sperduto nel cuore dei salotti buoni delle luminarie e dello shopping.
Nessuno di loro festeggerà quest’anno e non conoscono, se non in alcuni casi nei lontani ricordi di tempi remoti, notti magiche e spensierate. A loro volge lo sguardo, di condivisione e umanità, col cuore e con passione, la Comunità Papa Giovanni XXIII. E a Chieti e dintorni la Capanna di Betlemme. Seguendo le orme del fondatore don Oreste Benzi, le cui notti erano tutte incendiate dall’incontro e dall’empatia per chi non partecipa al banchetto del ricco epulone. Nottate passate a parlare e strappare dalla strada donne sfruttate e senza fissa dimora, impoveriti ed emarginati. A tutte e tutti loro, in questi giorni, torna a volgersi la domanda dei volontari della Capanna di Betlemme, una domanda carica di significati e di passione per gli altri, per l’umanità lacerata e dimenticata da tanti: “posso stare con te?”.
«“Come posso io non celebrarti Vita” per i giovani che potranno fare qualcosa di bello per sé stessi e per gli altri, per le famiglie che vivono un momento di difficoltà economica o di solitudine, per i bimbi, per le persone anziane, per gli amici con disabilità che non saprebbero cosa fare, per gli amici senza dimora che andremo a cercare e prendere» è il capodanno speciale dei volontari dell’associazione di don Oreste Benzi. Dalle ore 18 si attiveranno anche questa sera le “unità di strada”, alle 19.30 ci sarà la Santa Messa, dalle 20.30 la cena per e con gli ultimi e a mezzanotte partirà il dj set.
Il 2022 che stiamo per lasciarci alle spalle è stato un anno di guerra e di impoverimento, impegnarsi a costruire la Pace è sempre più importante e prezioso. I volontari e le volontarie, giunti da tutta Italia, dalla Capanna di Betlemme si stanno attivando per essere “costruttori di Pace”, l’ultimo campo dell’anno con gli ultimi. Nelle scorse ore ci sono stati “i primi passi dei costruttori di pace, all’inizio della prima attività del campo. I primi passi per “organizzare il bene”, i primi passi di condivisione, i primi passi come pesano come sassi. Camminiamo verso la responsabilità di avere il mondo, un posto migliore, un posto vero, dove non esiste più nessuna differenza, dove nessuno resti indietro, dove tutti possano godere dei propri diritti».
«Giunge al termine questa prima giornata di campo giovani costruttori di pace e condivisione con gli ultimi, tra le varie attività della giornata, alle 18.00 ci siam divisi in due gruppi di unità mobile di strada; una che ha raggiunto le persone senza dimora ed un altra le ragazze vittime di tratta – la testimonianza pubblicata ieri sera sulla pagina facebook della Capanna di Betlemme - momenti forti ed intensi ma anche di sorrisi e condivisione diretta. I nostri giovani sanno sballarsi anche d’amore sanno sorprenderci sempre. Ci hanno raggiunto da tutta Italia, sono contagiosi di bellezza. Hanno scelto di passare il loro capodanno con gli ultimi, gli scartati, con chi vive ai margini».