È iniziata oggi presso la Rianimazione dell'ospedale di Chieti la ripresa del documentario intitolato "Lettera per amore (cerchiamo le parole)". L'iniziativa è promossa dall'Associazione HUB-C cultura guidata da Giovanna Romano e mira ad esplorare la dimensione profonda dell'animo umano in diversi contesti, con l'obiettivo di far emergere emozioni che possano diventare patrimonio collettivo.
Il documentario raccoglierà le testimonianze degli operatori sanitari che accettano l'invito a guardarsi dentro, sollecitati da domande esistenziali. A guidare le conversazioni sarà la poetessa pescarese Barbara Giuliani, che porrà la domanda "Cos'è l'amore?" a medici, specializzandi, infermieri e Oss del reparto.
Il dolore è una costante in questo reparto e gli operatori sanitari, che sono a contatto con esso ogni giorno, rischiano di diventare muti e di perdere la propria stabilità emotiva. Per questo, il progetto vuole esplorare la relazione che si crea tra gli operatori sanitari e i pazienti, per capire come questa interferisca con l'idea dell'amore di ciascuno.
Il documentario, che sarà accompagnato da un reportage fotografico, vuole raccontare per parole e immagini la vita degli uomini e delle donne che hanno consuetudine con il dolore e non temono di misurarne gli effetti sulla loro vita.
Il progetto è realizzato da Valerio Spezzaferro, documentarista e co-ideatore di "Lettera per Amore", Marzio Santoro, fotografo, e Andrea Rocchetti, fonico. Tutte le riprese e la documentazione raccolta faranno parte dell'archivio dell'Associazione HUB-C, che intende costruire una cartografia umana sulla relazione e sul terrore semantico che oggi si avverte nel pronunciare parole che hanno a che fare con noi stessi e gli altri.
“Rianimare - afferma Salvatore M. Maggiore, direttore dell’unità operativa - vuol dire dare una nuova vita. Il nostro è il luogo della speranza, nel quale l’amore è una componente fondamentale, perché la relazione che si crea fra i nostri operatori e i degenti del reparto apre di nuovo il malato al mondo: fa rifluire il suo sangue, gli dona le parole, gli restituisce la sua storia”.
“Tutte le riprese e la documentazione raccolta sono parte dell’archivio dell’associazione HUB-C – aggiunge dal canto suo Giovanna Romano - con l'intento di costruire una cartografia umana sulla relazione e su quella sorta di terrore semantico che oggi capita di avvertire nel pronunciare parole che hanno a che fare intimamente con noi e con l'altro”.

