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La “tavola dei morti”, un’antica tradizione abruzzese

L’Abruzzese fuori sede ricorda e racconta l’usanza della tavola imbandita nella notte tra il 1° e il 2 novembre

redazione
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La "tavola dei morti": nella notte fra il primo e il due novembre gli agricoli d'Abruzzo (e non solo) lasciavano la tavola imbandita.

Chi poteva attrezzava delle tavolate luculliane (magari preparando appositamente il piatto preferito di un caro scomparso), chi non poteva si limitava ad un pezzo di formaggio, un poco di pane onde, un bicchiere di vino e un biscotto secco.

Delle candele venivano accese sui balconi o sulla strada, per illuminare la via alle anime dei defunti che, in quella notte e solo in quella notte, sarebbero tornate a far visita prima al loro paese (in processione) e poi alla loro casa.

In alcuni casi non ci si limitava alle sole candele, ma si attrezzavano delle vere e proprie lampade: le cocce di li morte… chicocce di li morte. Zucche con candela.

Giunti nella loro antica dimora, i defunti trovavano la tavola apparecchiata, ma non potevano trovare persone vive: guai ad entrare nella stanza durante la visita ultraterrena.

Alla vista del cibo, i morti tendenzialmente non si sarebbero abbottati, ma avrebbero capito che "il pensiero per loro" c'era ancora e benedetto, di conseguenza, la casa e la famiglia.

Al mattino, semplicemente, il cibo veniva dato ai bisognosi.

 

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